L’impatto positivo (e non) dell’AI sulla nostra quotidianità 

L’intelligenza artificiale applicata al mondo del lavoro sta diventando, giorno dopo giorno, sempre più essenziale, delineando delle notevoli differenze tra i settori, le aziende e i lavoratori che la adoperano già o devono ancora integrarla ai propri processi. 

Ritorni sugli investimenti in AI 

Secondo il nuovo report condotto dal Capgemini Research Institute, l’integrazione dell’IA nei processi aziendali sta già generando ritorni economici concreti su più fronti: 

  • le aziende stanno ottenendo un ROI pari a 1,7 volte quanto investito in soluzioni di Gen AI 
  • 2 aziende su 5 si aspettano di ottenere ritorni su quanto investito in 1-3 anni 
  • il 62% delle aziende si aspetta notevoli aumenti sui loro investimenti in Gen AI rispetto allo scorso anno 
  • una azienda su 5 sta utilizzando sistemi multi-agente, ottenendo benefici in termini di efficienza e riduzione dei costi 

Il report tuttavia evidenzia che, per ottenere tali ritorni, è necessaria una forte leadership aziendale, affiancata da una elevata preparazione e da una governance chiara

Dati dagli USA 

Secondo un sondaggio realizzato da Gallup, continua ad aumentare la percentuale di lavoratori che, negli Stati Uniti, utilizzano l’AI per le proprie mansioni. 

Lo studio, infatti, rileva una percentuale pari a oltre il 40% di dipendenti statunitensi che utilizza strumenti di intelligenza artificiale qualche volta (o più) all’anno. Quasi il doppio rispetto al 2023 che si avvicinava al 21%. 

L’indagine sottolinea inoltre che i settori in cui l’IA viene utilizzata più frequentemente sono la tecnologia (50%), i servizi professionali (34%) e la finanza (32%), delineando una netta distinzione tra gli impiegati e operai o lavoratori manuali. 

L’effetto boomerang 

Seppur rappresenti un notevole strumento di supporto al lavoro e allo studio, l’IA sta rendendo “pigri” molti lavoratori, giovani e studenti, sempre più alla ricerca di soluzioni veloci e riassuntive. 

Quando l’IA genera un testo riassuntivo che risponde alla domanda diretta degli utenti, questi non hanno alcun interesse ad approfondire l’argomento aprendo altre fonti. 

Così facendo, crollano i principi che caratterizzano i siti di informazioni, facendo diventare l’intelligenza artificiale il punto di arrivo, piuttosto che una tappa nel percorso informativo degli utenti

Curioso, a tal proposito, lo studio condotto da alcuni ricercatori del Media Lab del MIT, che hanno analizzato gli effetti dell’utilizzo dell’IA generativa sul cervello di 54 volontari, ognuno dei quali doveva produrre tre testi brevi, dividendoli in tre gruppi: 

  • gruppo “brain-only” (solo cervello) doveva scrivere usando solo le conoscenze già apprese, senza nessun supporto; 
  • gruppo Google, poteva scrivere con l’aiuto di Google; 
  • gruppo ChatGPT, poteva scrivere usando l’AI, in particolare ChatGPT. 

Durante il test, il cervello dei volontari è stato analizzato attraverso un elettroencefalografia, rilevando quanto segue: 

  • il gruppo Google, sfruttando l’area visiva del cervello, ha registrato una connettività cerebrale fra il 34% e il 48% più bassa rispetto al gruppo “brain-only”
  • il gruppo ChatGPT ha mostrato una connettività cerebrale del 55% più bassa, utilizzando le aree cerebrali legate ai processi automatici e dimenticando quasi subito ciò che aveva scritto in precedenza; 
  • il gruppo “brain-only”, dunque, ha registrato un potenziamento delle aree creative del cervello, volte allo sviluppo e organizzazione di idee. 

Nell’ultima fase del test, sono stati invertiti i ruoli: chi aveva usato ChatGPT doveva produrre un testo senza alcun supporto e, allo stesso modo, chi aveva utilizzato solo il proprio cervello poteva avvalersi dell’uso dell’IA. 

Il risultato ha evidenziato che i primi hanno faticato a riattivare le capacità cognitive utili a produrre idee e a creare contenuti, evidenziando un chiaro “debito cognitivo”; i secondi hanno prodotto testi ancora più ricchi e precisi, proprio grazie all’uso dell’AI. 

In sostanza, più consistente è il supporto e più si riduce l’ampiezza dell’attività del cervello

E tu, con che modalità e frequenza utilizzi l’IA nel tuo lavoro? 

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